Pier Paolo Pasolini: L'importanza del volto
di Manolo Trinci
Se il cinema è Arte, Pasolini è il più grande esponente dell'arte cinematografica.
Già nel suo primo film "Accattone", del 1961, si può asserire sicuramente che Pasolini usi la macchina da presa come una tela vera e propria, incorniciando il volto umano e descrivendo in modo accurato la realtà. Come disse Alberto Moravia in un'intervista rilasciata a "Comizi d'amore", Pasolini portava sullo schermo il cinema verità, una trasposizione che però non fu mai apprezzata dal "grande pubblico". Infatti il regista non ebbe mai vita facile, appena un suo film veniva portato nelle sale cinematografiche, era oggetto di critica, veniva puntualmente contestato, in modi aspri e violenti. Famosa alle cronache, la contestazione che "Accattone" subì alla prima al cinema Barberini, dove si presentarono dei neofascisti che lanciarono bottiglie d'inchiostro, fiale puzzolenti, bombe carta e ortaggi, tra cui i finocchi vergognosamente allusivi all'omosessualità.
Un fermo immagine tratto dal film "Accattone" del 1961
Scrive Bernardo Bertolucci nella introduzione di "Pasolini per il cinema" - i due volumi dei Meridiani (2001) in cui sono raccolte tutte le sceneggiature dei film realizzati e anche i progetti non attuati o scritti per altri registi da Pasolini - "[...] mi aspettavo di tutto, ma non di assistere alla nascita del cinema [...] Inchiodava la macchina da presa davanti alle facce, ai corpi, alle baracche, ai cani randagi nella luce di un sole che a me sembrava malato e a lui ricordava i fondi oro: ogni inquadratura era costruita frontalmente e finiva per diventare un piccolo tabernacolo della gloria sottoproletaria [...]".
Bertolucci all'epoca era un giovane inesperto, che abbandonò gli studi per entrare nel mondo della settima arte. Ebbe l'onore di fare da assistente a Pier Paolo Pasolini (all'epoca suo vicino di casa), nel suo film d'esordio.
Bertolucci all'epoca era un giovane inesperto, che abbandonò gli studi per entrare nel mondo della settima arte. Ebbe l'onore di fare da assistente a Pier Paolo Pasolini (all'epoca suo vicino di casa), nel suo film d'esordio.
Franco Citti nel ruolo di Vittorio Cataldi, detto Accattone
Questa "tecnica" e cruccio dell'intellettuale, che Bertolucci ricorda nei Meridiani, è una sorta di visione ultraterrena e rispettosa delle borgate, un contesto fuori dal mondo dove lo scrittore ha "divinizzato" i volti dei "Ragazzi di Vita", dei suoi "attori", rendendoli quasi Sacri. Attori-interpreti di una realtà quotidiana che si ripeteva anche a "telecamere spente". Questa è la potenza dei film di Pasolini: ricostruire ma non troppo, entrare con la telecamera senza intralciare, senza invadere il normale andamento della vita di borgata, in questo caso. I volti dalle inquadrature simili a vere e proprie opere, i volti che dovrebbero essere vissuti ed interpretati ad ogni inquadratura premendo il tasto "pause" del telecomando, per godersi appieno il dramma di questi personaggi.
Il film è tutto là, racchiuso in ogni volto: non vi è bisogno di una storia che abbia un senso logico e cronologico. Il sottoprelatariato delle borgate romane era così, si viveva alla giornata, si sopravviveva, non c'era differenza tra il giorno e la notte, e in casa a volte neanche si tornava. Si derubavano ciechi e clochard pur di "tirare a campare", e si moriva facilmente, come spiegherà benissimo lo scrittore bolognese nei suoi romanzi.
Registi che amano le inquadrature di quel livello ce ne sono pochi, si può fare un parallelo con il regista
coreano Kim Ki-duk, un pittore e regista che in una sua opera, "Ferro 3" del 2005, non fa parlare gli attori per tutta la durata del film, tranne in piccolissime scene, lasciando spazio ad inquadrature e primi piani molto espressivi, quest'ultimo però, può disporre di attrezzature e tecnologie che all'epoca non c'erano, anche questo amplifica la grandezza di Pier Paolo Pasolini.
Questa sorta di idealizzazione, questa visione informale e divina di Pasolini ci viene confermata dalle parole di Bertolucci, il sole che faceva da sfondo a queste figure leggendarie, che ricordano le opere del miglior Klimt, e le iconografie cristiane che rappresentano il Cristo. Possiamo riconoscere nella figura di Accattone (Franco Citti) una sorta di martire e Re delle borgate romane, che cerca di "sbarcare il lunario" come può, facendo prostituire le "sue donne".
Silvana Corsini nel ruolo di Maddalena
Adele Cambria nel ruolo di Nannina
Questa ricerca e tecnica che si sofferma al volto umano conferendogli una grande importanza è nota con il nome di fisiognomica, una disciplina pseudoscientifica che pretende di dedurre caratteri psicologici e morali di una persona dal suo aspetto fisico, soprattutto dai lineamenti e dalle espressioni del volto umano. Il volto come "stato d'animo", ebbe un ruolo fondamentale nell'arte, per descrivere un atto o il carattere di un determinato personaggio rappresentato.
Leonardo Da Vinci, "Testa di uomo urlante" 1500-1505,
Szépművészeti Múzeum, Budapest
Szépművészeti Múzeum, Budapest
"Farai delle figure in tale atto, il quale sia sufficiente a dimostrare quello che la figura ha nell'animo:
altrimenti la tua arte non sarà laudabile." - Leonardo da Vinci -
altrimenti la tua arte non sarà laudabile." - Leonardo da Vinci -