sabato 5 maggio 2012

Recensione film: "Pasolini Prossimo nostro" di Giuseppe Bertolucci



 Recensione del film: "Pasolini Prossimo nostro" (2006)
di Giuseppe Bertolucci

di Manolo Trinci
 
Pier Paolo Pasolini in un fermo immagine tratto dal film "Pasolini prossimo nostro"
di Giuseppe Bertolucci

 
In questo film-intervista il regista parmense Giuseppe Bertolucci ci mostra un Pasolini tranquillo, deciso, che descrive lucidamente il mutamento della società e dell'essere umano attraverso il dietro le quinte di "Salò o le 120 giornate di Sodoma" del 1975, scritto (inizialmente con la collaborazione di Sergio Citti, che successivamente abbandonò il progetto) e diretto da Pier Paolo Pasolini. In "Pasolini prossimo nostro" del 2006, si può scorgere l'intellettuale in tutta la sua passione e professionalità, che si lascia seguire e riprendere dalla troupe capeggiata dal giornalista Gideon Bachmann, che lo intervisterà per tutto lo speciale. Salò è un film come dirà più volte Giuseppe Bertolucci, che ancora oggi, - nonostante l'era del consumismo galoppante, della pornografia "free" di internet, della libertà fittizia, della tv spazzatura dove la donna è relegata al ruolo di "grechina"- sarebbe inconcepibile, sia solo lontanamente pensarlo che soprattutto produrlo. Ecco, inconcepibile è un aggettivo che rispecchia perfettamente l'ultima opera postuma di Pier Paolo Pasolini (morì prima che il montaggio del film fosse ultimato). Come lo stesso Pasolini ammise, Salò, oltre ad essere parzialmente ispirato al romanzo del marchese Donatien Alphonse François De Sade, "Le centoventi giornate di Sodoma", appunto, sono molte ed evidenti le citazioni e i riferimenti alla "Divina Commedia". Il film, infatti, ha una struttura che richiama l'inferno dantesco, con un "anti inferno" e tre gironi: quello delle Manie, quello della Merda e quello del Sangue. Il senso di questo film senza troppi giri di parole viene esternato chiaramente dall'intellettuale nell'intervista a Bachmann:

"Il reale senso del sesso nel mio film è quello che dicevo, cioè una metafora del rapporto del potere con chi gli è sottoposto. Tutto il sesso di De Sade, cioè il sadomasochismo di De Sade, ha dunque una funzione ben specifica, ben chiara. Cioè quella di rappresentare ciò che il potere fa del corpo umano, la riduzione del corpo umano alla cosa, la mercificazione del corpo. Cioè praticamente l'annullamento della personalità degli altri, dell'altro. E quindi un film non soltanto sul potere, ma su quello che io chiamo "l'anarchia del potere", perché nulla è più anarchico del potere, il potere fa praticamente ciò che vuole e ciò che il potere vuole è completamente arbitrario, o dettatogli da sue necessità di carattere economico che sfuggono alla logica comune. Ma oltre che un film sull'anarchia del potere, questo vuole essere un film sull'inesistenza della storia. Cioè la storia così come vista dalla cultura eurocentrica, il razionalismo e l'empirismo occidentale da una parte, il marxismo dall'altra, nel film vuole essere dimostrato come inesistente... beh! Non direi per i nostri giorni, lo prendo come metafora del rapporto del potere con chi è subordinato al potere, e quindi vale in realtà per tutti. Evidentemente la spinta è venuta dal fatto che io detesto soprattutto il potere di oggi.
È un potere che manipola i corpi in un modo orribile, che non ha niente da invidiare alla manipolazione fatta da Himmler o da Hitler. Li manipola trasformandone la coscienza, cioè nel modo peggiore, istituendo dei nuovi valori che sono dei valori alienanti e falsi, i valori del consumo, che compiono quello che Marx chiama un genocidio delle culture viventi, reali, precedenti".



Una drammatica, reale, lucida descrizione della fine della diversità e unicità dell'individuo. Ciò che diversificava un individuo da un altro era la professione, il luogo di nascita, il modo di vestirsi e di comunicare. Tutto ciò praticamente non esiste più, riconoscere un operaio da un medico oggi, visivamente, è quantomeno impossibile. L'ideologia "partitica" del drappo che lascia il posto alla "bandiera del vestito" come la definirà Pasolini, l'ideologia del consumo, o di un certo tipo di prodotto, fieramente esternato.



Audio tratto dal documentario di Lorella Zanardo,"Il corpo delle donne"

Una trasposizione quindi, sul grande schermo dell'anarchia del potere, che manipola i corpi, che rende l'individuo un corpo inerme sotto i dettami del potere, che lo spinge a consumare formaggini e brodi, definiti nel film di Bertolucci dal poeta bolognese, della vera e propria merda. "Pasolini prossimo nostro" mostra un intellettuale nonostante le forti censure, polemiche e attacchi subiti quotidianamente, tranquillo e concentrato nel suo lavoro, con la sua voce inconfondibile, calma e soave, che dirige una troupe che opera in modo serio e meticoloso sotto la sua supervisione. E' interessante scoprire come l'avvenirista intellettuale tocchi argomenti attualissimi oggi, non solo quelli legati all'omologazione e al consumismo, ma anche quelli legati alla coppia eterosessuale unica e sola accettata socialemente. La coppia monogamica eterosessuale, costruita dalla società dei consumi, in modo tale da farla anch'essa consumare, di creare dei prodotti per la coppia unica, obbligatoria e limitante. In Salò lo scrittore non cercava la spontaneità e la genuinità che i volti dei "Ragazzi di vita" gli garantivano, e che gli hanno garantito in passato fantastici risultati (vedi "Accattone"), ma dei professionisti nel senso puro del termine. Per questo la scelta cadde su attori di spessore come Paolo Bonacelli. "Salò o le 120 giornate di Sodoma" è un film maledetto oltre che inconcepibile. Il film subì devastanti contestazioni e censure in ogni dove. Dopo qualche settimana dalla sua uscita in Italia, fu sequestrato dal Procuratore della Repubblica di Milano, che aprì un procedimento penale contro il produttore Alberto Grimaldi. Durante la lavorazione di quest'opera furono rubate addirittura le bobine del film, un gesto atto a sabotare, a nascondere, a far tacere... gesto tutt'ora irrisolto, e che forse costò la vita al poeta. Pasolini ne aveva tanti di nemici, anche tra i suoi "colleghi" intellettuali, quindi non è semplice riconoscere "la mano" di questo ignobile gesto. Questo film è tuttora inedito nelle televisioni "in chiaro", solo una tv a pagamento, la scomparsa Stream, ebbe il "coraggio" di mandarlo in onda nel lontano, ormai, 2 novembre 2000 per i 25 anni della morte dello scrittore. L'opera pasoliniana ispirata al romanzo di De Sade, non è rivolta a tutti, perché non verrebbe capita, soprattutto da una mente semplice che concepisce il cinema non come Arte, ma come semplice passatempo, da storia romanzata con un bel lieto fine infiocchettato.



 Il film completo "Pasolini prossimo nostro" di Giuseppe Bertolucci

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