lunedì 30 gennaio 2012

Mahatma Gandhi - Citazione sulla vita reale


"Non è la letteratura né il vasto sapere che fa l'uomo,
ma la sua educazione alla vita reale.
Che importanza avrebbe che noi fossimo arche di scienza,
se poi non sapessimo vivere in fraternità con il nostro prossimo"? 

 - Mahatma Gandhi -


Mohandas Karamchand Gandhi, detto il Mahatma Porbandar, 2 ottobre 1869 – Nuova Dehli 30 gennaio 1948), è stato un politico e filosofo indiano.

giovedì 26 gennaio 2012

Charles Bukowski - Pulp


 

"Spesso le parti migliori della vita erano quando non facevi assolutamente niente, stavi solo a rimuginare, a riflettere.Voglio dire,  mettiamola così: voi immaginate che niente abbia senso, ma non può essere che tutto sia così, perchè vi rendete conto che non ha senso  e questa vostra consapevolezza gli dà quasi un senso. Avete capito quello che intendo? Un pessimismo ottimistico".


- Charles Bukowski, Pulp -

mercoledì 25 gennaio 2012

Virginia Woolf - Lo strano della vita


"Lo strano della vita è che, sebbene la natura di essa sia stata chiara a ognuno per centinaia d'anni, nessuno ne ha steso un adeguato resoconto. Mentre le strade di Londra hanno una loro carta, le nostre passioni rimangono non descritte. Chi mai incontreremo se voltiamo quest'angolo?"


- Virginia Woolf -

martedì 24 gennaio 2012

Pier Paolo Pasolini - La Tv

Enzo Biagi - Lei non ha speranze?
Pier Paolo Pasolini - NO.
Enzo Biagi - Vive giorno per giorno?
Pier Paolo Pasolini - Vivo giorno per giorno Sì, non ho più quelle speranze che sono alibi, ecco.
Enzo Biagi - Questa società che lei non ama in fondo le ha dato tutto: le ha dato il successo, una notorietà internazionale...

Pier Paolo Pasolini - Il successo non è niente. Il successo è l'altra faccia della persecuzione. E poi il successo è sempre una cosa brutta per un uomo. Può esaltare in un primo momento, può dare delle piccole soddisfazioni a certe vanità, ma in realtà appena ottenuto si capisce che è una cosa brutta per un uomo il successo.
Per esempio, il fatto di aver trovato i miei amici qui alla televisione non è bello. Per fortuna noi siamo riusciti ad andare al di là dei microfoni e del video e a ricostituire qualcosa di reale, di sincero. Ma come posizione, la posizione è brutta, è falsa.
E' proprio il medium di massa in sé: nel momento in cui qualcuno ci ascolta dal video, ha verso di noi un rapporto da inferiore a superiore, che è un rapporto spaventosamente antidemocratico.
Le parole che cadono dal video cadono sempre dall'alto, anche le più democratiche, anche le più vere, anche le più sincere.
Io non parlavo di noi in questo momento alla televisione, parlavo della televisione in sé, come medium di massa, come mezzo della circolazione di massa. Ammettiamo che invece di esserci noi qui, ci sia anche una persona assolutamente umile, un analfabeta, interrogato dall'intervistatore. L'insieme della cosa vista dal video, acquista sempre un'aria autoritaria. Fatalmente.





Umberto Galimberti - La componente distruttiva dell'uomo

Il professore di filosofia, Umberto Galimberti, parla dell'istinto di morte che risiede in ognuno di noi.

1 - La verità sotto forma d'inchiostro - Lo scopo, e l'opportunismo che alberga in ognuno

Prendo spunto da uno stato che ho letto su Facebook, di una ragazza, che descriveva un comportamento secondo lei non corretto da parte di un ragazzo. Lei si lamentava del fatto che un ragazzo, le si era fatto avanti, con l'unico scopo di provarci, e quando lui ha capito che non c'era la volonta da parte di questa ragazza di accontentarlo, ha lasciato stare andandosene.
Io non ci trovo nulla di strano francamente. Conosco l'essere umano, quindi non mi creo false illusioni, né mi stupisco del suo comportamento. So benissimo come è strutturata la vita, che richiede inerosabilmente dei bisogni. Ogni essere umano ha uno scopo, ogni essere vivente è un opportunista. La vita di ognuno di noi è fatta di bisogni e necessità, se ho fame ho lo scopo di nutrirmi, di mangiare, se ho sonno debbo dormire per saziare questo bisogno. Questo fatto si può benissimo rapportare con le persone, chi accusa un altro di opportunismo vuol dire che non conosce né stesso, né gli esseri umani. Quando esco con una donna o con un uomo dietro c'è inevitabilmente uno scopo, di qualsiasi natura: economica, affettiva, lavorativa, amorosa, sessuale etc etc. Non ci uscirei mai con un'altra persona se dietro non ci fosse uno scopo, se non mi facesse piacere. Anche raggiungere il piacere è uno scopo, porta comunque a saziare una necessità desiderata. Non bisogna ripetere e portare avanti delle tradizioni linguistiche errate, senza ragionare e analizzare il proprio comportamento e/o il comportamento degli altri. E' importante non illudersi, perché l'illusione non porta altro che problemi, è terreno fertile per la sofferenza, per il disincanto, per la disperazione e l'amarezza. L'unico modo per salvarsi è la Conoscenza, il Sapere.

- Attractor Factor -

Honoré de Balzac - Le vere passioni

Le vere passioni hanno un loro istinto molto preciso. Mettete un piatto di frutta davanti a un goloso; non si sbaglierà, sceglierà, anche ad occhi chiusi, il frutto migliore. [...] La natura è infallibile. E il modo con cui si manifesta la natura in questi casi è: innamorarsi al primo sguardo. In amore, il primo sguardo è semplicemente e precisamente una seconda vista.  
- Honoré de Balzac -

lunedì 23 gennaio 2012

Facebook e il cambiamento dell'essere umano


Con la venuta di Facebook molte cose sono cambiate. Il boom della diavoleria zuckerberghiana c'è stato alla fine del 2008, anche se questo social network (ormai poco social) è stato creato e lanciato molto tempo prima (4 febbraio 2004), ma all'inizio in pochi lo usavano e in pochi lo conoscevano. In questi quattro anni "vissuti" in questa sorta di ponte di comunicazione, si possono fare diversa considerazioni al riguardo. Facebook è un Movimento, mettiamocelo in testa, che oltre a far conoscere persone, e farle "innamorare", le educa. Le educa sia nel comportamente che nel modo di scrivere. Se analizzate bene la vostra bacheca e i vostri amici noterete come le scritture si somiglino tutte, sia nella forma che nei contenuti. Un esempio su tutti è l'abuso numerico dei puntini di sospensione (errati, perché la grammatica italiana ne prevede sempre e solo tre . . .) che ha contagiato tutti, dai tredicenni ai cinquantenni. Sinceramente non vorrei essere nei panni di un professore di italiano, ma questa è un'altra storia. Un'altra particolarità molto poco naturale, è l'ostentazione della sensibilità, che si manifesta principalmente nei seguenti casi:
a) Quando muore un vip;
b) Quando una storia finisce, e si vuole esternare a tutti, tramite status, che si è dalla parte del giusto, dei buoni, e che il traditore è l'altro. "Coincidenza" vuole che sia sempre l'altro il cattivo.
Questi due casi particolari coinvolgono tantissime persone, il punto a) è eloquente, chi di noi non si è accorto di questo fatto? del crescente numero di fans improvvisati post mortem? Un caso eclatante fu la morte di Michael Jackson, quando almeno 7 account su 10 avevano la sua foto come immagine del profilo. Il tempo è galantuomo, è il detto più azzeccato in questo caso, con il passare del tempo si scoprono i veri fans e si "smascherano" gli improvvisati. Oggi 23 gennaio 2012, nessuno (ovviamente non posso avere tra gli amici tutti gli utenti di Facebook, parlo del mio gruppo di conoscenze) ricorda più il "Re del pop", né tra gli stati, né con i video, né tanto meno con le immagini. Questo sottolinea quanto sia importante l'aggregazione, il restare dentro al meccanismo conformistico odierno, non bisogna restarne fuori, assolutamente. L'apparire conta sempre più dell'essere, nella Civiltà dei consumi. Successivamente, purtroppo, ci sono stati altri casi di mortalità tra i famosi, ne cito tre su tutti : Mike Bongiorno, Pietro Taricone, e Marco Simoncelli. Quest'ultimo ha sconcertato tutti non tanto per la sua fama, o per la sua bravura nelle due ruote, quanto per la giovanissima età e per la simpatia che suscitava. Il punto b) anch'esso è abbastanza evidente quando accade, anche se è più una prerogativa femminile che maschile, quella degli status - vittimistici dell'amore. Chi non ha mai letto frasi del tipo: "Io sono stata vera, ci hai persone tu!", "Le persone sono false", "Purtroppo dico sempre quello che penso, perché sono schietta" etc etc. (questo non vuole essere un attacco al genere femminile, anzi, è un fatto più femminile che maschile, perché stupidamente gli uomini provano vergogna ad esternare "un abbandono"). Insomma gli altri hanno la colpa su tutto, e gli ex da bellissimi e speciali, diventano improvvisamente brutti e falsi. Non mi è mai capitato di leggere negli stati di qualcuno un mea culpa, una qualsiasi ammissione di colpa, non so se questo fattore è tipico del Belpaese o una cosa che riguarda tutto il globo terrestre, ma comunque è particolarmente curioso che siano sempre gli altri a peccare. Passiamo ora dal fattore sentimentale al fattore dell'apparire. Le foto sono l'ossessione numero uno degli utenti facebookiani, oltre a testimoniare la presenza spasmodica in posti come le discoteche (le foto con il drink in mano vanno per la maggiore) la foto serve per mostrarsi agli altri, in modo impeccabile però, dietro c'è un lavorone di Photoshop e di angolazione, come la foto con il cellulare dall'alto verso il basso, che cambia radicalmente l'aspetto di una persona. Sicuramente vi sarà capitato di uscire con persone conosciute tramite internet, e al primo impatto di rimanere sorpresi, sorpresi di scoprire che in realtà la persona che abbiamo davanti è diversa, e di molto, dalle fotografie che aveva caricato sul suo profilo. Ho parlato fin qui solo di aspetti negativi, ma Facebook ha anche degli aspetti positivi, sicuramente. Ad esempio se non ci fosse stato questo Social Network, il referendum abrogativo del giugno 2011, sulla privatizzazione e gestione dell'acqua sarebbe passato sicuramente nelle mani di privati. Questa informazione alternativa aveva compensato la scarsa informazione data dai media (ad hoc nel caso del Tg1 di Minzolini, a quei tempi ancora direttore), sul referendum e la poca voglia di informarsi da parte di molti cittadini. Ci fu una vera e propria campagna a favore dei quattro Sì, il web aveva sostituito l'informazione televisiva. Altri aspetti positivi sono sicuramente quelli di nuove conoscenze, sia amicali che affettive. Facebook ha fatto conoscere realmente milioni di persone, portandole addirittura sull'altare. Anche nell'ambito lavorativo molti utenti hanno goduto di questa piattaforma di comunicazione, molti hanno trovato lavoro, e un'occupazione stabile, altri hanno potuto mostrare al mondo il loro lato artistico, pittorico o musicale. Tutto questo per dire che nulla è come sembra, e soprattutto ogni cosa nasconde il suo lato oscuro, ogni cosa. Mi batto da sempre per l'unicità dell'essere umano per l'indipendenza dell'uomo al di fuori della massa. Quella splendida unicità che ci rende diversi da un altro essere umano, deve rimanere intatta. Tutto si sta appiattendo e uniformando, non dobbiamo permetterlo. Quando si usa una piattaforma come questa bisogna essere coscienti e indipendenti. Facebook dovrebbe essere una piacevole distrazione, e non uno strumento atto a cambiare le idee e le abitudini delle persone, non abbiamo bisogno di altro conformismo, per quello ci pensa già da anni la televisione.

Il volantino distribuito la mattina del 18 dicembre 2011 a Piazza San Pietro dalla famiglia Orlandi


Verità per Emanuela Orlandi

Le 10 domande

1) Emanuela Orlandi, 15 anni, cittadina vaticana, figlia del messo pontificio Ercole, studentessa di II liceo amante della musica, fu strappata alla sua famiglia il 22 giugno 1983. Nei mesi precedenti lo SDECE (servizi segreti francesi) aveva lanciato un allarme sull’imminente sequestro di un cittadino vaticano. Perché Santa Sede e Stato italiano (ministero dell’Interno, Procura, organi investigativi) sottovalutarono o negarono tale allarme?

2) Tre mesi dopo il sequestro un agente del Sisde annunciò alla famiglia: “Entro 15 giorni vi riconsegneremo Emanuela: mi raccomando, è stanca, portatela fuori Roma, in un posto tranquillo”. Poi negò di aver mai pronunciato quelle frasi. Cosa sapeva o gli avevano detto i suoi superiori?

3) Alla vigilia del Natale 1983 papa Giovanni Paolo II, durante una visita in casa Orlandi, disse ai familiari: “Quello di Emanuela è un caso di terrorismo internazionale”. Di quali elementi era in possesso? Perché questa pista è stata successivamente seppellita?

4) Perché il Papa poi divenuto Beato, capace di abbattere il muro di Berlino e farsi amare da milioni di fedeli, non è riuscito a scalfire il muro di silenzi attorno alla scomparsa di una ragazzina innocente, sua concittadina?

5) I nastri con le registrazioni telefoniche tra i rapitori e la Segreteria di Stato per chiedere lo scambio di Emanuela con Alì Agca risultano scomparsi. Perché lo Stato Vaticano ha respinto tutte le rogatorie chieste dallo Stato italiano e sistematicamente negato la collaborazione prevista dai Patti Lateranensi?

6) Un alto funzionario della vigilanza vaticana dieci anni dopo il sequestro, alla vigilia di un suo interrogatorio in Procura, chiese a un suo superiore come comportarsi, e gli fu intimato: “… Le cose che sai tu non dir eniente… soprattutto non dire che la cosa è andata in Segreteria di Stato…”. La conversazione fu intercettata. Risponde al vero che tale funzionario, indagato per reticenza, ha ottenuto la cittadinanza vaticana ed è tuttora in servizio nella Santa Sede? Perché sia gli inquirenti italiani sia lo stesso Vaticano non hanno mai chiarito questo fatto?

7) Nell’agosto 1983 Emanuela, secondo due testimonianze, fu portata in Alto Adige, e da lì in Germania. In seguito a tali segnalazioni fu aperta un’inchiesta con quattro indagati per sequestro di persona, tra i quali un funzionario del Sismi, cognato del proprietario del maso nel quale Emanuela fu vista entrare. Perché di questa indagine non si è mai data notizia? In base a quali prove nel 1997 si arrivò al proscioglimento?

8) Perché nel 1997 fu deciso di non concedere la proroga alle indagini sulla scomparsa di Emanuela Orlandi e sull’attentato a papa Giovanni Paolo II?

9) Perché la “pista della banda della Magliana”, fatta passare davanti all’opinione pubblica come risolutiva del caso, non ha portato a risultati concreti nonostante se ne parli dal 2008? L’unico indagato finito in carcere (per altri motivi) nel frattempo è tornato in libertà.

10) Perché da anni la Procura di Roma tarda (dopo averlo annunciato più volte) ad aprire la tomba del boss della Magliana, Enrico De Pedis detto “Renatino”, inspiegabilmente sepolto nella basilica di Sant’Apollinare a Roma?


Aggiungiamo noi:

Queste sono le domande che tutti ci siamo posti, ma la "Santa" Sede ha fatto sempre orecchie da mercante.

- Attractor Factor -



Antonio Gramsci - Il mio stato d'animo


"Il mio stato d'animo è tale che se anche fossi condannato a morte, continuerei a essere tranquillo e anche la sera prima dell'esecuzione magari studierei una lezione di lingua cinese per non cadere più in quegli stati d'animo volgari e banali che si chiamano pessimismo e ottimismo. Il mio stato d'animo sintetizza questi due sentimenti e li supera: sono pessimista con l'intelligenza, ma ottimista con la volontà".
- Antonio Gramsci -

domenica 22 gennaio 2012

Alda Merini - L'uccello di fuoco - Lettura di Mariangela Melato

Mariangela Melato legge "L'uccello di fuoco" una poesia di Alda Merini, montata sulle note di Stella maris di Moby.


"L'uccello di fuoco"

L'uccello di fuoco
della mia mente malata,
questo passero grigio
che abita nel profondo
e col suo pigolio
sempre mi fa tremare
perché pare indifeso,
bisognoso d'amore,
qualche volta ha una voce
così tenera e nuova,
che sotto il suo trionfo
detto la poesia.



Parafrasi:

La poesia può essere suddivisa in tre paragrafi:
nella prima parte (vv.1-3) attraverso la metafora dell'uccello di fuoco e del passero grigio l'autrice Inserisci linkfa riferimento alla sua malattia;
nel secondo paragrafo (vv. 4-8) la scrittrice descrive le origini del male che si annida nel profondo e nasce da un inappagato bisogno d'amore;
nel paragrafo finale (vv. 9-12) l'autrice mostra il miracolo della poesia che nasce dal suo io malato, nel quale si cela una forza capace di dettarle un canto pieno di vita e passione.

La malattia mentale ha dunque una duplice connotazione, in quanto generatrice di dolore e sofferenza, ma anche di poesia. Anche l'io lirico ha un duplice aspetto: umile e indifeso come un passero, forte e appassionato come un uccello di fuoco.



I finti eroi, la finzione televisiva, e la sua manipolazione.


Sono passati diversi giorni dalla tragedia della nave Concordia, ho aspettato volutamente, per dare un parere più lucido ed adeguato possibile alla vicenda, senza essere "vittima" "dell'istante caldo". La televisione come si sa, da tempi immemori pasoliniani, è un mezzo che influisce sia sul comportamento che sulle idee di chi la guarda, o peggio di chi la vive. Come accade nelle "migliori" disgrazie, la televisione partorisce e dona alla folla un colpevole ed un eroe, uno da osannare ed uno da colpevolizzare. Non entro nello specifico, la gravità della tragedia è sotto gli occhi di tutti, sono morti degli esseri umani, ma la cosa che sinceramente non ho capito è il bisogno di trovare a tutti i costi l'eroe in ogni vicenda. Ovviamente sto parlando dell'episodio Schettino - De Falco, quest'ultimo definito eroe in "pompa magna" dalla tv spazzatura. Come si sa, la nostra beneamata penisola è il paese degli estremismi, della Dolce vita (non felliniana, purtroppo) del consumismo, dell'apparire a tutti i costi , dell'accettare tradizioni e pareri espulsi dal video come oro colato, ("L'ha detto la televisione, quindi è vero") senza ragionare o costruirsi un percorso personale, culturale, ed umano. Innanzitutto il significato di eroe è abbastanza chiaro, senza possibilità di errori o di equivoci: "Nell'era moderna, è colui che compie uno straordinario e generoso atto di coraggio, che comporti o possa comportare il consapevole sacrificio di se stesso, allo scopo di proteggere il bene altrui o comune" (fonte Wikipedia). Mi sembra abbastanza chiaro no? In questo caso specifico l'Ufficiale De Falco non può essere definito eroe, ma certamente può essere definito un Responsabile, un Serio lavoratore, etc. Di questo, e solo di questo gli si può dar merito, di essere una persona che compie il proprio dovere in modo egregio. Lui stesso non si è definito eroe e fortunatamente non ha accettato l'invito che alcuni programmi televisivi gli hanno proposto, quindi anche lui ne è Consapevole, e quindi è d'accordo con il sottoscritto. Se poi analizziamo bene la telefonata, che i medium di massa ci hanno propinato in tutte le salse, notiamo che c'è davvero poco di naturale e di straordinario. Vengo a spiegarmi. I comportamenti naturali dei due graduati, vengono meno nel momento in cui De Falco dice a Schettino che la telefonata è registrata, qui casca l'asino. De Falco sapeva che la telefonata sarebbe andata in onda, e che sarebbe diventata di dominio pubblico. Chi di noi non se lo sarebbe immaginato? ma questa non è un'accusa anzi, è un comportamento "umano" che ho voluto analizzare di mia sponte, una sorta di "Principio di indeterminazione di Heisembreg" quando l'osservazione influisce su ciò che è osservato, se guardi una cosa la cambi, se sai di essere "osservato" il tuo comportamento muta, cambia, inesorabilmente. La stessa cosa vale per i conduttori televisivi, quando sono in onda hanno un comportamento moralistico, mentre a telecamere spente, quando l'osservazione viene meno, il loro comportamento muta. Per questo non bisogna idolatrare né prendere per veritiero un contesto televisivo. La domanda è questa: De Falco si sarebbe comportato nello stesso modo se la coversazione non fosse stata registrata? e soprattutto l'enfasi sarebbe stata la stessa? Forse sì, ma non abbiamo la controprova, questo fatto mi è subito balenato in mente. Concludo il mio pensiero per dire, che non abbiamo bisogno di eroi, ma di ricostituire un po' di "normalità" in questo paese, qualcosa di sincero, del Senso Civico genuino, un Senso di responsabilità che dovrebbe appartenere ad ognuno di noi, e che dovrebbe essere quotidiano. Rinnovo nuovamente, i complimenti all'Ufficiale Gregorio De Falco (che non definisco eroe, per i motivi precedentemente elencati) per il suo grande senso di responsabilità. Spero che in futuro essere De Falco sia la Normalità, e non un evento straordinario da sottolineare morbosamente nelle tv private e pubbliche.